La BCE ci sta dando (forse) più soldi del dovuto. Ma non c’è da gongolare.

La BCE ci sta dando (forse) più soldi del dovuto. Ma non c’è da gongolare.

C’era una barzelletta che girava negli Stati Uniti orientali ai tempi in cui li frequentavo che, come sempre accade, suonava meglio in inglese: “Mixed emotions: watching my mother in law jumping off the cliff in my new Ferrari cari: it’s a good thing, it’s a bad thing” (Emozioni contrastanti: “guardare mia suocera mentre salta giù dalla scogliera nella mia Ferrari nuova”).

Ok, noi italiani siamo abituati a battute meno Wasp, ma mi è tornata in mente leggendo della BCE che ha deciso di aumentare il Programma di acquisto per l’emergenza pandemica (il PEPP) per altri 600 miliardi di Euro portandolo, per il momento, a 1.350 miliardi di euro.

Per memoria, il PEPP è uno strumento temporaneo di acquisto titoli pensato dalla BCE per arginare il collasso economico determinato dal coronavirus.

La BCE compra titoli di stato e i soldi vanno alle banche che dovrebbero rimetterli nel circuito economico.

Se per caso ti è capitato di leggerlo, in un mio precedente articolo avevo raccontato come la BCE dovrebbe acquistare titoli degli stati dell’eurozona in proporzione alle percentuali di partecipazione degli stati alla stessa BCE. La partecipazione dell’Italia al capitale della BCE è del 13,82%  (prendi nota).

Avevo anche raccontato che, poco tempo fa, la Corte Costituzionale tedesca ha chiesto alla BCE di dimostrare che, con i suoi acquisti, non ha violato la regola della proporzionalità, pena il divieto per la Germania di continuare a partecipare alla partita.

Ora cercherò di elencare i fatti che mi hanno riportato alla mente la barzelletta Wasp sulle emozioni contrastanti.

  1. Berlino ha annunciato un piano da 130 miliardi per rilanciare l’economia tedesca,
  2. Il nostro Governo, invece, chiede alla BCE un “anticipo” sui fondi,
  3. La BCE, nei primi due mesi del PEPP, ha acquistato titoli italiani per una quota maggiore di quella statutaria oscillando fra il 24% e il 30%.

Tiriamo le somme.

Apparentemente, la BCE se ne sta strafregando della sentenza della Corte costituzionale tedesca visto che continua a splafonare dalle percentuali statutarie. La Germania risponde con “siamo in grado di fare da soli” e butta sul piatto (solo il suo) un chip da 130 miliardi.

La domanda è: “BCE e Germania si stanno mostrando i muscoli. È solo una bega fra loro due?” Forse, ma qua non siamo all’asilo Mariuccia per cui nel mio retrocervello c’è invece l’ipotesi che BCE sappia già che la Germania se ne esce dalla BCE e che lo “splafonamento” dalle percentuali statutarie altro non sia che la redistribuzione delle quote di partecipazione dei vari stati senza la Germania.

E poi che succede? I tedeschi escono anche dall’Eurozona? In effetti, che senso avrebbe per la Germania restare nell’Eurozona, ma senza partecipare alla sua Banca centrale?

Ieri sera, un amico imprenditore contestava il pensiero del mio retrocervello elencandomi i motivi per cui ai tedeschi non conviene affatto uscire dall’Eurozona.

Mi sembrava convincente, ma grazie al secondo Martini ho potuto ribadire che io un po’ li capisco e gli ho chiesto: “se tu fossi un pensionato tedesco che ha lavorato tutta la vita, che ha messo via due soldi che non gli rendono nulla perché i tassi d’interesse sono bassi per aiutare i paesi europei più scarrocciati economicamente e che, al contrario del tuo paese, non hanno fatto un bel nulla per riformare il sistema, non faresti pressioni sui tuoi governanti affinché facciano una volta per tutte i tuoi interessi? E non è quindi possibile che i tuoi governanti ti stiano dicendo: tranquillo, ci stiamo attrezzando per smettere di favorire gli stranieri, puoi continuare a votarmi”.

Comunque, i tedeschi hanno voluto farci fare la parte dei barboni che devono andare a chiedere un anticipo (cosa che peraltro dimostra che le promesse del nostro Governo erano basate su soldi che non avevamo) mentre loro sono in grado di aprire il portafoglio e rilanciare con 130 miliardi.

Però, io ricorderei a quel pensionato tedesco pieno di pregiudizi nei nostri confronti che noi siamo fra quelli che abbiamo condonato al suo Paese un bel po’ di debiti e che abbiamo finanziato la riunificazione con quella bella trovata del cambio Lira/Euro a duemila lire. Poi gli ricorderei che, loro nella Storia, quella con la “S” maiuscola, di errori ne hanno già fatti anche troppi e dovrebbero pensarci un po’ su.

Comunque la morale è: i tedeschi si sfilano e l’Eurozona non potrà più contare sulle loro garanzie sul debito degli altri Paesi, noi siamo senza un becco di un quattrino e dobbiamo chiedere un anticipo, la BCE non potrà certo continuare all’infinito a comprare nostri titoli.

Tra l’altro, i titoli sono debiti per cui più ne compra, più debito facciamo. Se aumentasse anche il nostro Prodotto Interno Lordo non sarebbe un problema, ma questo, per il momento, scende. Bel problema.

Inoltre, i soldi della BCE arrivano alle banche che, con fatica (perché prima li usano per patrimonializzare loro stesse), ce li danno (se ce li danno) come prestiti ovvero costringono noi, cittadini e imprese a fare altri debiti.

Io, sommessamente, dico che sarebbe ora che qui da noi le cose cambiassero e l’unica soluzione è far crescere il nostro Prodotto Interno Lordo.

Come? Alla prossima..


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