Chi trova la SIAE, trova un tesoro

Chi trova la SIAE, trova un tesoro

Sottotitolo: “Come può uno scoglio arginare il mare?” (Mogol)

Parlando di quattrini e di guai economici da Covid (nonché da recessione precedente), abbiamo assistito a cassa integrazione arrivata in ritardo o non ancora arrivata, banche che si sono inventate di tutto e di più per rifiutare o rimandare i finanziamenti (tranne dire la verità ovvero che non si fidano della garanzia dello Stato), bonus pagati in crediti di imposta (hanno evitato le cambiali per non finire in protesto), eccetera eccetera. In sintesi: i soldi non ci sono.

Poi mi casca l’occhio sul bilancio della SIAE.

La Società Italiana degli Autori ed Editori (SIAE) è (da Wikipedia):

  • un ente pubblico economico
  • a base associativa
  • preposto alla protezione del diritto d’autore
  • senza scopo di lucro.

Prendi nota: un ente pubblico economico senza scopo di lucro.

La SIAE compie un’opera meritevole perché permette agli autori di opere (musicali, letterarie, eccetera) di percepire il giusto compenso per lo sfruttamento delle loro creazioni. Per cui, fortuna che esiste (fu fondata a Milano alle ore 16 del 23 aprile 1882).

Quindi i suoi 1.112 dipendenti occupano il loro tempo a incassare i diritti di sfruttamento da editori, sale da ballo, cinema, eccetera, trattengono la provvigione del 14,9% e distribuiscono la differenza agli autori.

Tutto bene, ma ho un paio di domande.

Cara SIAE,

ho letto nel tuo bilancio che possiedi:

  • immobili per  32.3 milioni di Euro in proprietà diretta,
  • immobili per 824 milioni di Euro tramite vari fondi di investimento (tutti tuoi),
  • strumenti finanziari vari (BTP, quote di fondi, ecc.) per 67,9 milioni di Euro,
  • altre bazzecole come partecipazioni in RAI e Mediaset per 1 milione di Euro (vabé, questa è robetta).

Totale: attivi per 925,2 milioni di Euro (fa più senso così: 1.791,4 miliardi delle vecchie lire).

Cara SIAE,

  1. come cavolo hai fatto ha mettere insieme tutta quella roba?
  2. ma a cosa ti serve?
  3. lo so anche io che “senza scopo di lucro” significa solo che non puoi distribuire dividendi, ma che –comunque- puoi fare utili. Però, dai ammettilo, qui si gioca un po’ troppo con le parole. O sbaglio?
  4. uno con un patrimonio di 1.791 miliardi di vecchie lire con che faccia tosta si mette di traverso con i concorrenti come Soundreef?
  5. e con che faccia tosta ha il coraggio di chiedermi 600 euro all’anno più Iva per una licenza da DJ che, oltretutto, ti sei inventato manipolando l’interpretazione di una norma di legge del 1941? (Infatti, i Tribunali ti danno torto). (Clicca qui per la gabella).

Ma sicuramente vaneggio, la mia è tutta invidia e il mitico Presidente Mogol (e “mitico” stavolta non è sarcastico, ma rispetto per un Grande) mi darà tutte le risposte.

L’ultima domanda è per Conte & Soci: perché non date un’occhiata ai tesoretti di enti pubblici come questo prima di andare con il cappello in mano a chiedere l’elemosina “all’Europa”?

Dai retta, mon ami avec mouchoir de poche: dacci un occhio alla SIAE e a tutti questi enti pubblici “senza scopo di lucro”. Ho la sensazione che ce ne siano altri con tesoretti interessanti e utili alla collettività.

Magari la prossima volta non tardi a pagare la cassa integrazione e non ci fai fare la figura dei barboni con i figli dei Nibelunghi.

Comunque: 1.791,4 miliardi delle vecchie lire e chiedi 600 euro più iva ai dj.

Ma occhio Mogol, che dal 2017 il monopolio è terminato: come può uno scoglio arginare il mare?

(L’hai scritto tu, eh).


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