Tre bufale tre

Tre bufale tre

Dobbiamo riparare i danni economici derivanti dall’emergenza sanitaria, dobbiamo rimettere in moto l’economia italiana e far ripartire i consumi interni e noi cosa facciamo? Ci presentiamo con il cappello in mano in Europa per farci prendere in giro da tedeschi e soci che, come vedrai intanto si fanno i fatti loro.

Tutto questo perché stanno gestendo l’economia del Paese (e di tutta l’Eurozona, ma chi se ne importa degli altri, pensiamo a noi) sulla base di tre bufale. Eccole qua:

Prima bufala: “l’emissione di moneta crea inflazione”.

Allora, i casi sono due: o le politiche monetarie in Italia e in Europa sono affidate a Matusalemme oppure lo fanno apposta per affossarci. Continua a leggere se hai voglia e poi a te la scelta.

A favore della tesi di Matusalemme c’è il fatto che il concetto per cui l’emissione di moneta crea inflazione è uno dei pilastri della “teoria quantitativa della moneta”. Vuoi sapere chi l’ha inventata? Occhio alle date:

  • il matematico polacco Niccolò Copernico nel 1517, poi fu ripresa dai filosofi:
  • John Locke (1632 –1704)
  • David Hume (1711-1776)
  • Jean Bodin (1530–1596) e dagli economisti:
  • Milton Friedman e Anna Schwartz nel libro “A Monetary History of the United States – 1867–1960” pubblicato nel 1963.

Anche se ti piacesse il vintage, il punto è che Copernico e soci si riferivano agli effetti dell’uso dell’argento e dell’oro importato dal Nuovo Mondo per coniare le monete e Friedman e la Schwartz a quelli delle politiche monetarie dalla guerra civile americana alla metà del ventesimo secolo negli Stati Uniti. In altre parole, a situazioni che con quella attuale non hanno nulla a che vedere.

Infatti, secondo quella teoria, se la gente ha troppi quattrini, ma non trovano sul mercato beni e servizi in quantità sufficiente, allora i prezzi aumentano.

Ma ti sembra che oggigiorno non ci siano sufficienti beni e servizi da acquistare? Siamo invasi di tutto e di più. Piuttosto, il problema è un altro: che siamo invasi di cose che non vengono prodotte in Italia, ma ci torneremo.

D’altra parte, per smentire questa prima balla, basterebbe dare un’occhiata all’andamento dell’inflazione in Italia rispetto alla moneta in circolazione.

Fonti: Banca d’Italia e Inflation.eu

L’inflazione in Italia è derivata solo ed esclusivamente dall’aumento del prezzo del petrolio. Nel 1973, allo scoppio della quarta guerra arabo-israeliana, i Paesi arabi che fanno parte dell’OPEC (l’organizzazione dei Paesi produttori di petrolio) decretano l’embargo verso i Paesi occidentali filoisraeliani riducendo progressivamente la produzione di greggio. In pochi mesi le scorte mondiali scendono del 10 percento mentre il prezzo viene raddoppiato e nel giro di un anno quadruplicato (da 3 a 11,5 dollari). Solo e per questo abbiamo avuto inflazione.

Infatti, se noti dal grafico, al contrario di quanto sarebbe dovuto succedere secondo questa prima bufala, mentre la massa monetaria aumentava, l’inflazione diminuiva.

Seconda bufala: “l’Italia non può emettere moneta”.

È una bufala perché, nonostante le regole Europee, l’Italia può emettere moneta attraverso la Cassa Depositi e Prestiti.

Infatti la Cassa Depositi e Prestiti, pur essendo di fatto una banca statale perché è posseduta per l’80% dal Ministero dell’Economia (e per il 18,5% da fondazioni bancarie, mentre il restante è rappresentato da azioni proprie), sul piano giuridico è una società per azioni e su quello contabile è considerata dall’Unione Europea e dall’Eurostat come un’azienda privata: tralasciando i tecnicismi sul come, la Cassa può quindi emettere obbligazioni senza che queste siano conteggiate come debito statale.

Cosa che puntualmente fa la Germania attraverso la KFW, un ente che deriva da una banca di ricostruzione post-bellica ed è costituita per l’80% dal Governo federale e per il 20% dai lender (più o meno l’equivalente delle nostre regioni). Siccome, la KFW non è vigilata dalla Bundesbank (omologa della Banca d’Italia), ma direttamente del Ministero del Tesoro, è esclusa dal calcolo del debito pubblico tedesco. Mica solo lei comunque: nel 2018 tredici banche di lender tedeschi hanno avuto lo stesso trattamento di favore.

Per quanto riguarda noi, invece, l’Eurostat (l’ufficio statistico europeo) ha “buttato lì” che, se ci azzardiamo solo a immaginare di utilizzare la Cassa Depositi e Prestiti, potrebbero considerarla dentro il bilancio dello Stato e non fuori.

Terza bufala: il costo del debito pubblico pesa troppo sul bilancio dello Stato e, anche per questo, non è il caso di aumentarlo.

A parte il fatto che dovremo aumentarlo per forza per risollevarci dai danni dell’emergenza sanitaria e che, come visto, potremmo utilizzare la Cassa Depositi e Prestiti, anche questa storia è una scemenza perché il costo del debito rappresenta il 7,4% della spesa pubblica.

Mal contato, il grosso della nostra spesa pubblica è rappresentato da:

  • interessi e altri costi del debito pubblico: 7,4%
  • pensioni e altri ammortizzatori sociali: 41,4%
  • sanità pubblica: 13,7% (vergogna)
  • investimenti in opere pubbliche: 7,6% (doppia vergogna)
  • il resto (circa il 30%) è il costo della burocrazia (tripla vergogna).

Dobbiamo riparare i danni economici derivanti dall’emergenza sanitaria, dobbiamo rimettere in moto l’economia italiana e far ripartire i consumi interni.

Allora, invece di farci prendere in giro da tedeschi e soci (che, come visto si fanno i fatti loro) e a presentarci in Europa sempre con il cappello in mano, perché non emettere moneta dalla Cassa Depositi e Prestiti (e, secondo me, a pensarci bene anche con altri mezzi)?

Perché i finanziamenti farlocchi promessi per l’emergenza sono stati delegati alle banche invece di farli arrivare direttamente dalla Cassa o dalla Sace o dalla Banca d’Italia?

Perché lo Stato non usa il debito per opere pubbliche comprando beni e servizi dalle aziende italiane, pagando stipendi decenti a personale pubblico efficiente (vogliamo parlare dell’Inps che ci mette cinque anni a fare il lavoro di due mesi? L’ha detto il primo ministro, mica io), insomma usando quei soldi a favore dell’economia italiana pubblica e privata?

Certo, dovrebbe far fare una cura dimagrante al carrozzone, smaltire una burocrazia che per buona parte esiste solo perché è un bacino di voti e convincere i grandi ricchi italiani, persone fisiche e non, a sottoscrivere quel debito di cui parlavo invece di spaventarli con una nuova patrimoniale.

La domanda finale è: perché nessuno ha il coraggio di ammettere che abbiamo affossato l’economia italiana sulla base di teorie monetarie vecchie come il brodetto? (è un modo di dire riminese).

Ci buttiamo sul complottiamo più bieco (magari è anche vero) oppure ci basta ricordare l’insegnamento di Robert J. Hanlon: “non presumere mai cattiveria laddove basti la stupidità”?


Se ti è piaciuto, perché non condiverlo?

2 thoughts on “Tre bufale tre

  1. Mi sembrano pensieri coerenti e corretti, purtroppo la nostra scellerata classe politica non lo ammetterà mai perché vorrebbe dire cambiare tutto il sistema dei “mangia mangia”.

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