La regolarizzazione degli immigrati fra neoliberismo e psicologia delle folle

La regolarizzazione degli immigrati fra neoliberismo e psicologia delle folle

Anni fa, se avessi solo pensato di preferire il pensiero economico di Carlo Marx a quello dei nostri attuali governanti, senza alcun indugio mi sarei fatto ricoverare di mia sponte, ma potrebbe trattarsi di stress post traumatico da quarantena.

Il fatto è che uno della mia età ha in testa che la sinistra abbia nel cuore le teorie economiche di Marx. Invece scopre, suo malgrado, che ha sposato il peggio della teoria economica neoliberista.

La regolarizzazione degli immigrati è un’applicazione pratica –appunto- della base del pensiero neoliberista.

Sarò ovviamente additato come razzista e xenofobo piuttosto che curioso analista dei fenomeni macroeconomici. Pazienza:

mi hanno dato del negro, mi hanno dato della checca, ma del francese mai

(Jacob, il domestico del Vizietto)

Riprendendo il discorso, il principio del neoliberismo è che il mercato raggiunge l’equilibrio ottimale se liberato da ogni vincolo e sottoposto al principio della concorrenza.

In altre parole, un gioco al massacro fra imprese senza alcun vincolo o controllo statale.

In questo contesto non si fanno distinzioni: merci e lavoratori sono la stessa cosa.

Il ribasso dei prezzi, siano essi quelli dei beni di produzione, delle merci o dei salari, contribuisce alla competizione insita nella libera concorrenza.

Di conseguenza, tra gli strumenti necessari per l’applicazione di questa teoria ci sono la delocalizzazione della produzione nei Paesi dove il costo della manodopera è più basso e l’impiego di lavoratori stranieri.  

Il vero motivo per cui non si vogliono mettere sotto controllo o, addirittura, pianificare i flussi migratori non è la bontà d’animo, lo spirito umanitario o il senso di uguaglianza, ma la necessità di spingere all’estremo la competizione fra lavoratori e, conseguentemente, ridurre i salari. Nel migliore spirito neoliberista appunto.

Addirittura c’è chi sostiene che

non è improbabile … che la preferenza per personale domestico proveniente dall’estero sia mossa da un inconscio senso di superiorità della razza

(Ilaria Bifarini, Neoliberismo e manipolazione di massa: Storia di una bocconiana redenta, 2017).

Potrei anche essere d’accordo.

Ma non basta.

Infatti, è di tutta evidenza che questi esseri umani “importati” (ho scritto proprio così: importati) vadano a ingrossare le fila degli oltre 2,8 milioni di disoccupati italiani (Dato Istat).

La non preoccupazione da parte della nostra sinistra per questa evidenza non dipende dall’ottusità o dalla incompetenza.

Mai attribuire a stupidità quel che si può adeguatamente spiegare con la malafede”.

(è il rasoio di Hanlon rovesciato)

Apparentemente è un’incoerenza nel loro pensiero economico-politico (perché ribadisco che una persona normale si aspetta che un politico di sinistra legga Carlo Marx e non Milton Friedman).

Al contrario i nostri amici della sinistra italiana applicano consapevolmente e brutalmente un altro principio del neoliberismo che fa orrore solo a nominarlo: il principio del “tasso di disoccupazione naturale”.

Se non fosse che parliamo di esseri umani, verrebbe da ridere perché, secondo questo principio, è necessario che una percentuale di popolazione sia senza lavoro altrimenti aumenta l’inflazione.

L’idea alla base è sempre quella: se troppa gente ha troppi soldi, ma non trova sul mercato abbastanza roba da comprare, allora i prezzi salgono.

È una teoria dell’economista neozelandese Alban William Phillips (1914 – 1975) che notò una relazione inversa tra le variazioni dei salari monetari e il livello di disoccupazione nell’economia britannica.

Ma siamo al delirio perché, in realtà, inflazione e disoccupazione sono determinate da meccanismi completamente diversi e questa relazione inversa tra disoccupazione e inflazione nel lungo periodo non è mai stata rilevata.

Quindi è una scusa bella e buona. Lo scopo reale è quello di aumentare una massa di disoccupati che, alla fine, siano disponibili ad accettare condizioni di lavoro al ribasso. È quello che Marx chiamava “esercito industriale di riserva”, solo che questi “il Capitale” l’hanno capito a rovescio.

Comunque sono veramente stanco di vedere utilizzare lo spauracchio dell’inflazione in tutte le salse per continuare ad applicare teorie economiche che hanno l’unica conseguenza di rendere tutti poveri. Io non sono un complottista, ma ogni tanto mi viene il sospetto che non sia una conseguenza, ma un obiettivo.

Quale? Il neoliberismo di questa finta sinistra, abilmente mascherato da bontà d’animo, spirito umanitario e senso di uguaglianza, è un modello economico e sociale che livella tutti verso il basso sia dal punto di vista economico che culturale.

Neoliberismo e applicazione degli insegnamenti di Gustave Le Bon che di psicologia e manipolazione delle masse se ne intendeva:

“la massa ignorante ha bisogno di una guida, che va identificata in un élite.”

Gustave Le Bon, “Piscologia delle Folle”

Ci siamo capiti.


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